Non lo so perché, ma io e Milano abbiamo sempre avuto una sorta di incomunicabilità, per cui io non l’ho mai considerata una vera città, di quelle da visitare con la curiosità del neofita; lei dal canto suo mi ha sempre snobbata.
Con la Michi l’altro giorno ho appuntamento in Piazza Duomo. Ho in mente una macchia di viola e infatti eccola lì, sui gradini: viola. Entusiasta e sorridente come sempre.
Andiamo a vedere Magritte e poi ci diciamo che sì, forse siamo un po’ deluse, non tanto da Magritte, quanto dal fatto che non ci abbiamo capito niente; che ci stava sulle balle l’idea che senza un’audioguida non ci potessimo capire niente: lei che insegna storia dell’arte e io che dell’arte ignoro quasi tutto ma che insomma, non ho mai avuto difficoltà col Surrealismo.
Insomma, fuori dalla mostra ci guardiamo negli occhi e io dico dove andiamo? Milano non la conosco: forse sono un po’ prevenuta.
Lei mi dice guarda, forse sono più prevenuta di te.
A me questa cosa piace subito: di trovare qualcuno che condivida la mia incomunicabilità con Milano; ma al tempo stesso mi ripeto che questa cosa non ha senso, che una città non può essere solo bella o solo brutta; che devo astrarmi dagli stereotipi. E allora penso agli stereotipi. Quali sono? Cosa so, io, di Milano? Pressoché nulla, se non che è la capitale della Borsa, della moda e dell’happy hour. Forse merita uno sforzo.
Per fortuna abbiamo una cartina perché siamo del tutto prive di riferimenti topografici e toponomastici. Decidiamo che andiamo vagamente verso sud perché non sappiamo minimamente dove vogliamo dirigerci ma intanto cerchiamo S. Lorenzo, che ci interessa per qualche motivo. Per un momento, confesso, se non ci pensi – che sei a Milano, che nei due negozi in cui sei entrata i commessi erano più stronzi che a Vicenza (il che è tutto dire), che c’è un traffico della madonna ovunque (ma perché, a Roma no?), che questa città si merita la palma per la peggior metropolitana dell’europa occidentale, anzi dell’ europa tutta – se non ci pensi, dicevo, riesci anche a godere dell’aria di primavera, che ha la capacità straordinaria di sovrastare lo smog; dei marciapiedi delle zone pedonali che in certi posti sono larghi e comodi e piacevoli; delle persone che, è il bello delle metropoli, sono tante e diverse e potresti guardarle per ore.
Però poi, lo devo dire. Sono tornata a casa e mi è tornata quell’idea lì, che Milano sia una cosa estranea e incomprensibile; ma forse sono io a non piacere a lei.
Allora visto che nella blogosfera i milanesi sono milioni di milioni, metto un annuncio: ho tanta buona volontà. Ho superato i pregiudizi. Adesso cerco qualcuno che me la faccia capire, Milano.