Mi accorgo di continuo di come le persone lascino da sempre nella mia vita delle scie indelebili. Le ritrovo nei gesti, nei sapori, nelle cose che abbiamo visto o fatto insieme; nello scaturire emotivo del ricordo molto più che nella memoria cosciente, che ho poco sviluppata. Ci sono eventi, banalissimi o eccezionali, che non possono non rievocare persone, in una magia che ritorna al di là della mia volontà o del pensiero conscio.
Quindi per sempre: Heidi, la puzza della palestra e le pizzette tonde del bar, i fiori di mughetto, gli gnocchi di semolino nella teglia rossa e l’odore, mai più sentito, della crema per lavare il viso di mia nonna, i pantaloni con le tasche, dipingere gli infissi, Don’t let it bring you down, la bici bucata e il profumo del dixan, i fiori di vetro, lo yogurt mangiato col cucchiaino, le more, l’autobus numero 16, i diari con i lucchetti e le penne stilo di plastica, i biscotti fatti in casa e le arance, le seggiovie, l’agenda e la penna bic insieme, gli spicchi di luna al tramonto, le stelle cadenti, raccogliere pinoli in campeggio, le rose in giardino, le buste per la posta aerea (leggerissime e con le righe rosse e blu), Always in the back of my mind, le albicocche nei picnic (e potrei andare avanti per sempre con la lista senza esaurirla) resteranno legami della mia memoria con le persone, anche se alcune sono persone che non ci sono più o che comunque non rivedrò mai.
In questi giorni ogni volta che entro dal cancello di mia madre, per esempio, mi viene in mente che anche se un giorno io e Sergio litighiamo, metti che non ci parliamo più per tutta la vita, sono sicura che in questa stagione, e in primavera, arrivando vicino a questa pianta che ci ha fatti incontrare ancora prima di conoscerci, che è sempre stata una delle mie piante preferite e che però prima non associavo a nessuno, è a lui che penserò, sempre.