ehilà!

Il primo vantaggio di avere dei figli grandi che ormai di tanto in tanto, almeno per alcune ore del giorno o della sera, lasciano il nido, è che finalmente in certi frangenti puoi fare un po’ di rumore.

Così poi capita che ti accorgi di aver lasciato tutte le finestre aperte.

la mia madeleine

Non sono una grandissima golosa di dolci: non impazzisco per i biscotti, le torte le mangio volentieri solo se sono molto buone o se contengono della frutta, amo i gelati d’estate ma posso farne a meno d’inverno e i croissant sono uno dei miei pochissimi vizi ma se dovessi rinunciare al dolce per il salato non ci penserei due volte. Eppure ho da sempre un’insana passione per le madeleines e ancor di più per le madeleinettes (la s la devo mettere o no? io ce la metto perché senza ci manca qualcosa): se mi capitasse di averne a disposizione un quintale dovrei trattenermi per non mangiarle tutte. Peggio delle patatine, dei bagigi col wasabi, degli anacardi salati.

Per questa ragione, in qualche momento della mia vita ho pensato bene di comprare i famosi stampini, che già a guardarne la forma ti pregusti delle meraviglie. Una mia amica mi ha gentilmente fornito una ricetta collaudata di sicuro successo, che si è rivelata una cocente delusione: le madeleines sono venute belle e anche buone ma non erano loro.

Ho deciso di riprovarci, e per non sbagliare ho fatto affidamento sul Larousse gastronomique, edizione 1967, una specie di Bibbia dei classici, secondo cui la madeleine altro non è che un quatre quarts in cui il burro va aggiunto fuso, alla fine. Perfetto. Leggiucchio altre due o tre ricette sul web e sfodero qualche elementare conoscenza pasticciera per ovviare alla scarsità di dettagli sul procedimento (la Bibbia non si perde in futili spiegazioni) e sforno questi dolcetti profumati, dall’aspetto e consistenza pressoché perfetti. Eppure.

Eppure la mia madeleine, l’ideale archetipico di madeleine, quella dei ricordi d’infanzia, da sbocconcellare nei viaggi in treno durante l’adolescenza, da allungare ai bambini come merenda nei viaggi in macchina su e giù per la Francia, è diversa. Più qualcosa. Cosa manca a quelle uscite dal mio forno? Degli aromi? (che ovviamente la Bibbia non nomina e di certo stigmatizzerebbe) Dei grassi idrogenati? (io ho usato un panetto di sanissimo burro). Della magia? (forse). Proust, santo cielo, invece di perdere tempo a cercare il tempo perso potevi mica scrivermi per bene la ricetta?

(per la verità credo manchi la mandorla, di cui però nella Bibbia non si fa menzione. In pratica la mia vita è costellata di madeleines farlocche)