cose di poesia, almeno un po’

Se voi entraste nella camera dei miei figli la mattina presto sentireste probabilmente odore di feromoni girovaghi, ascelle puberi ancorché deodorate, felpe portate per un numero di ore al limite della decenza, pigiami compagni di inquietudini notturne; e sareste portati a catalogare tutto questo come puzza di stanza di adolescente.
Io invece, varcando la soglia della camera, mi attardo un momento inebriata  da quello che riconosco come il profumo del mio spropositato amore.

Subito dopo apro la finestra.

della forza del pensiero

Quando ero piccola ero convinta che se avessi pensato a una persona con convinzione e intensità, quella non avrebbe potuto fare a meno di percepirlo, anche a distanza di migliaia di chilometri: la ritenevo una cosa quasi scontata, ovvia.

Oggi continuo a credere che, se qualcuno pensasse fortissimo a me, lo sentirei subito. Ma non capita spesso.

ho una sindrome nuova di zecca

Ultimamente funziona così: vado al supermercato, mi guardo intorno passando in mezzo alle corsie e mi fa voglia tutto. Grissini, biscottini, formaggette, salumi.

Per placare i sensi di colpa metto nel carrello  qualche verdura destinata ad essere dimenticata nel cassetto più basso del frigo e, giusto per non sentirmi una madre snaturata, qualche banana equa e possibilmente bio e un sacchetto di mandarini. Poi il richiamo della foresta si fa più pressante e però, mentre allungo la mano verso i crackers, lo stracchino, i dolcetti con la marmellata, mi dico: “Ma perché? I tuoi sono meglio” e ricomincio il giro prima di tornarmene a casa col carrello pieno di burro, latte,uova e farina, tanta farina.

Assomiglia un po’ a un delirio di onnipotenza e non so se sia una buona cosa.