Piove, poi smette, poi piove, poi ripiove, poi rismette, poi piove sul ripiovuto.
La primavera quest’anno è timida, ma mi aspetto che, appena questo strano strascico d’inverno sarà passato, lei (la primavera) non potrà fare a meno di esplodere come una bomba lasciando stupefatti giardinieri professionisti, orticultori dilettanti, tagliatori d’erbe della domenica.
Saremo sorpresi da rampicanti rampanti, tappeti erbosi impenetrabili, fioriture travolgenti, maturazioni fulminee.
L’umanità, minacciata dalla straripante vitalità della natura dovrà reagire per non essere sopraffatta e magari divorata da piante inaspettatamente onnivore o inghiottita dalla terra bisognosa di continuo nutrimento. Si dovrà correre ai ripari e raccogliere, cimare, diradare, spostare, potare.
Per due o tre settimane sarà tutto prepotentemente irresistibile, ci spoglieremo felici di felpe e maglioni ma subito dopo cominceremo a lamentarci del caldo e della siccità e della sovrabbondanza, ci abitueremo in fretta alla bellezza dei pomodori maturati al sole e avremo voglia di mandarini, cappotto di lana e broccolo fiolaro.
Sempre la stessa storia: incontentabili.