Il gatto non c’è da stupirsi se è stato considerato una divinità dagli Egizi che erano un popolo che di divinità se ne intendeva: è un animale magico dotato di superpoteri, e solo chi non ne ha mai avuto uno o chi ci ha convissuto senza tuttavia entrarci veramente in sintonia può non rendersene conto.
Mio figlio sostiene che i gatti usano abitualmente il teletrasporto: a questo non riesco a credere seriamente anche se in un paio di occasioni ho avuto anch’io la stessa impressione. Ho preferito dare il merito delle improvvise apparizioni alle loro straordinarie doti di movimento silenziato e fluido, quasi impossible da captare da parte dei sensi ottusi degli umani.
La cosa innegabile è che il gatto possieda capacità terapeutiche e taumaturgiche. Chiunque abbia provato il sollievo al mal di pancia dato da un micio accoccolato sull’addome o il conforto di una strusciata di consolazione quando hai male al cuore non può aver dubbi sull’efficacia del metodo felino per la cura di numerose patologie.
Il gatto conosce la comunicazione interspecie alla perfezione. Parla con tutto il corpo: con gli occhi, con la coda, con il pelo, con la voce, con gli atteggiamenti e con la noncuranza. La noncuranza è quando decide di snobbarti volutamente e tu capisci che non è lui l’essere inferiore. A questo proposito, ho il sospetto che i gatti siano alieni, i veri marziani che da millenni hanno cominciato a colonizzare il nostro pianeta, non con la forza ma con la fascinazione.
Il gatto, poi, è dotato del più straordinario sistema di conquista al mondo: le fusa. Dopo averti scelto, accerchiato, lusingato con strofinate di muso, impastate di zampe, leccate di ruvidezza, se vuole farti per sempre suo appoggia il suo collo alla tua gola e ti ipnotizza col suo basso ostinato di ronronamento estatico, che non è solo musica ma vibrazione che assorbi come un balsamo contro tutte le solitudini.
Il gatto, sia ben chiaro, questo gioco lo fa per se stesso: difficile che intenda veramente coccolare te, umano. Del resto noi, quando affondiamo le dita nel pelo morbido della pancia del nostro gatto, è per far godere lui o per deliziarci del contatto col suo calore e la sua energia inspiegabile? È uno scambio di piacere, quello tra il gatto e il suo umano, fatto di grattini, di morsi per gioco, di unghiate impertinenti, di carezze vicendevoli, di sguardi (numerosi ed eloquenti), che giovano a entrambi.
Il gatto: c’è poco altro da dire. Frrr Frrr