Ci son tutti i colori di occhi, anche quelli che non hai mai incrociato, dal verde chiarissimo al nero profondo.
Ci sono tutte le tinte di pelle che magari ti è capitato di incontrare, dal rosa pallido al marrone scuro, ma anche il rosso il verde e il blu di corpi dipinti per gioco o per preghiera.
Ci sono tutte le sfumature possibili di sguardi umani, dalla rassegnazione alla spensieratezza.
Ci sono tutti i riflessi dell’acqua, trasparente o lurida; e ogni possibile nuance di terra, pennellata di sabbia o roccia o vegetazione.
Ci sono le mille facce della guerra, che si fa di volta in volta crudeltà devastante oppure gioco; e gli infiniti toni della normalità che è divertimento e lavoro, fanciullezza e vecchiaia, e la chiamano “gioia” mentre invece è solo la vita.
C’è il silenzio e il chiasso: certi silenzi che gridano e certi rumori quieti che ti viene da chiederti cos’è, esattamente, il silenzio.
Ci sono le tante forme della preghiera, tutte diverse; e la bestemmia, sempre uguale a se stessa.
Ci sono mani piccole che giocano e mani troppo piccole che lavorano (o peggio), ma anche mani piccole dentro ad altre mani più grandi.
Poi ci sono i tuoi sguardi che cambiano, e gli occhi che si asciugano e si bagnano di continuo; certe immagini che bisogna sforzarsi per guardare e altre che bisogna costringersi a lasciare. Si fa fatica a parlare, dopo. Scriverne, è già più facile, ma di nuovo con le lacrime negli occhi, io, a ripensarci.
Steve Mc Curry in mostra a Milano (Guardate le foto)