deve trattarsi di un carattere genetico recessivo

Lo ammetto: non le ho prese bene, queste elezioni. Ero preoccupata prima, sono abbastanza angosciata adesso, e quelli che ridono e sorridono per il risultato mi danno sui nervi semplicemente perché penso che in una situazione del genere nessuno dovrebbe essere contento, indipendentemente da quel che ha votato e dal motivo per cui l’ha votato.

La campagna elettorale mi ha fatta soffrire come poche cose al mondo per la maniera in cui mi sono sentita considerare: suddita, adepta, babbea, credulona, nella migliore delle ipotesi audiolesa. In ogni caso l’ho trovata una campagna offensiva, nei toni e nei modi e nelle parole. Non mi pentirò mai di aver votato il solo schieramento da cui mi sia sentita considerare un’elettrice normale.

In questi giorni mi sono sentita molto incompresa, un po’ maltrattata, parecchio frustrata. Ho cercato di esprimermi (male, e probabilmente con un eccesso di enfasi) in modo che si capisse che io non disprezzo le scelte altrui (certe scelte altrui, almeno) ma in alcuni casi fatico a comprenderle.

Ho in effetti, lo riconosco, scarsa stima per chi non prende posizione: gli astensionisti per principio, i pigri, quelli che “Nel dubbio voto uno che non ha nessuna chance, male non può fare” oppure “Nel dubbio non voto”. Sono anche abbastanza infastidita dal voto di protesta dopo i 19 anni. 
Penso che un adulto debba accettare che il suo compito sia anche quello di imparare ad esercitare l’arte del compromesso, le volte in cui il compromesso è più utile dei capricci, perché difficilmente si potrà mai riconoscere al 100% nelle proposte di un partito a meno che quel partito non l’abbia fondato lui stesso. 

Penso anche che dopo i 30 anni tu non possa lamentarti della situazione politica se nel frattempo non hai esercitato il tuo diritto al voto. Non dico che l’astensione non sia legittima, semplicemente ti fa perdere il diritto alla lamentela e quindi anche ai proclami inneggianti al cambiamento istantaneo. È una questione di dignità.

Quello che contesto non sono i voti diversi dal mio ma la scarsa considerazione del voto, le scelte di comodo, la convinzione che la politica sia una cosa facile al punto che non sia necessario prepararsi, almeno un minimo, prima di buttarsi nella mischia, come se fosse superfluo conoscere l’alfabeto per scrivere le lettere d’amore.

Mio marito, con cui difficilmente mi trovo d’accordo politicamente anche quando miracolosamente votiamo dalla stessa parte, dice che non parlerà mai più di politica con me. Già succedeva poco prima…
Credo di capirlo, dopotutto: mi sono resa conto, mentre tra me e me facevo una sorta di esame di coscienza, che chi come lui e come tanti (legittimamente e giustamente, non dico di no) in questo frangente ragiona con atteggiamento cerebrale sul voto prima e dopo, e riesce a parlarne con distacco emotivo e lucidità, e stigmatizza quelli come noi che invece non ce la fanno, probabilmente non ha idea di cosa significhi essere nati col cuore a sinistra.

corso rapido di teologia for dummies

Dio era particolarmente ispirato il giorno in cui creò le mani, lo zenzero, i limoni, le melanzane, il cioccolato fondente e il pane con il burro e le acciughe.
Doveva aver pensato che l’umanità si meritasse dei premi: probabilmente è perché non aveva ancora conosciuto l’umanità.
Una volta capito che l’umanità non meritava nulla di tutto questo, ormai il pane burro e acciughe era inventato e non si poteva più tornare indietro.

Fu in quel momento che gli venne l’idea di mandare sulla terra il lampredotto.

la mia nuova droga

Una cosa che ho capito crescendo invecchiando maturando è che la musica, certe rare e preziose volte e per ragioni del tutto imperscrutabili, diventa una specie di dipendenza e come ogni sostanza psicotropa che si rispetti ha effetti che possono essere a seconda del caso euforizzanti, ipnotici, sedativi, antalgici etc.

Ultimamente, non so come, mi è preso un trip e mi rendo conto che è del tutto anomalo per via della tipologia (non è affatto il genere che ascolto di solito) e del target (sono decisamente troppo vecchia), eppure mi ascolto beata la sua musica in macchina e mi sento improvvisamente pervadere da un umore galvanizzato; io che non ho mai ballato in vita mia mi dimeno sul sedile della macchina come una balenottera in amore (nel mio immaginario le balenottere in amore scodinzolano), fino ad avere dei picchi di eccitazione mentre canto a squarciagola – con i finestrini rigorosamente chiusi per mantenere una parvenza di decoro –  la mia canzone preferita.

E basta: voglio leggermi anch’io il libro che dice Matteo perché per me, che non capisco niente di niente di musica, è un mistero come certi pezzi ti colpiscano come un fulmine quando meno te lo aspetti, cambiandoti la giornata, la prospettiva, l’approccio con l’umanità.

E adesso non mi dite niente se la mia nuova droga non vi piace, andate pure a farvi le canne come tutti mentre io inaspettatamente tunz tunz tunz…

un libro un euro

Quando decidi di eliminare un libro dalla tua libreria, un libro che ti hanno regalato e non ti è piaciuto oppure nemmeno hai letto; o un libro che hai letto e magari ti è anche piaciuto ma che non ci sta più in casa tua, ché magari devi traslocare riducendo al minimo la tua roba; o ancora un libro scomodo, che ti ricorda qualcosa e di cui vuoi liberarti: ecco, nel momento in cui lo abbandoni, lo vendi o lo regali a una biblioteca, un mercatino,un negozio di libri usati o un posto qualunque dove un fortunato lettore lo troverà per caso, devi ricordarti che quello che c’è dentro – una dedica, un biglietto, una nota a margine con la tua calligrafia – diventerà di qualcuno che prenderà possesso di un pezzetto della tua vita e farà supposizioni, intreccerà storie, indovinerà significati (o forse no).

Io oggi in un negozio di libri usati ho trovato un tuo libro che conteneva un biglietto. Lo vedi dallo stato della brossura quando un libro non è stato mai nemmeno aperto e di questo so per certo che hai letto a malapena il titolo. Mi è sembrata un’ingiustizia, un delitto, un abbandono: certamente l’eliminazione brutale di un regalo sbagliato. Magari non ti piace affatto leggere e la persona che te l’ha regalato non ti conosce così bene come crede.

Adesso però il libro ce l’ho io e anche il biglietto. E mi sento autorizzata a inventare le storie che voglio su di te e la tua mancanza di tatto, sull’uomo che ha forse sbagliato regalo ma non certamente intenzioni, a cui magari potrei dare un nome che si intoni alla sua scrittura.

Oppure a non inventare nessuna storia su di te e leggermi il tuo libro: un libro adottato non può che dare delle soddisfazioni.

(il libro è questo: Benjamin Tammuz, Requiem per Naaman, Edizioni e/o)

il giro del mondo a km 0

Tante mani indaffarate intorno a un tavolo mi fanno sempre lo stesso effetto: che siano i tortellini di Natale o i tarallini del Pasta Madre Day, intrecciati da tante dita in molti modi diversi, e sgraziati e buffi visti tutti in fila su un vassoio, a me sembra che siano perfetti così e senz’altro più buoni perché conditi dalle chiacchiere e lievitati dalle risa.

Barattolini che arrivano vuoti e partono pieni diventano bastimenti carichi di spezie; scatole di dolcetti che vanno e vengono, forzieri ricolmi di tesori segreti. A volte mi sembra che una cucina possa diventare un mondo e un pomeriggio un viaggio per cui partire in compagnia.