incauta

Sono stata incauta. La devo smettere di parlare dei fatti miei sull’internet perché poi capitano delle cose spiacevoli.
Lo dicono tutti: non raccontare mai quando sei a casa da sola perché potrebbero arrivare dei malintenzionati. Non rivelare particolari su dove vivi, sui tuoi figli, sui tuoi orari. Il web è una tela di ragno velenosissimo, se non stai attento.

Qualche settimana fa ho scritto che dovevo tenere i miei uomini lontani dal tagliaerba per evitare che mi rasassero le piantine nuove e credo che loro l’abbiano letto perché infatti sono stati molto distanti.

Oggi il più anziano ha detto:”Bisognerebbe proprio tagliare l’erba: è altissima” allora ho chiesto al piccolo (ma aitante):”Ti va di aiutarmi a tagliare l’erba?” Lui ha alzato un sopracciglio e il lato sinistro del labbro in una smorfia poco promettente.
(Il medio, va da sé, non si è accorto di nulla: studiava)

E insomma, visto l’entusiasmo ho tagliato l’erba da sola.

tapirulàn

Da una settimana o poco più a casa mia è approdato un tapis roulant, che adesso campeggia in bella vista in un angolo del soggiorno che sarebbe anche defilato, se non fosse che l’attrezzo, detto anche il coso, di dimensioni ragguardevoli, è difficile che passi inosservato. Finiremo con l’affezionarci.

Nel frattempo mio marito, il proprietario del coso, che finalmente ha potuto coronare il suo sogno dopo anni di ostruzionismo da parte mia, si gode la sua creatura ogni volta che può, nel tentativo di dimagrire/abbassare la pressione/dimostrarmi che la sua decisione di comprare il tapirulàn era buona e giusta.

D’altro canto io, di buon mattino, mi faccio la mia mezz’oretta di camminata veloce guardando degli stupidi telefilm senza senso di colpa (sto facendo sport) perché solo una cosa sarebbe più molesta di dover sopportare un affare del genere tra le palle i piedi, ed è sopportare un affare del genere tra i piedi per niente.

Ma a questo proposito ci aggiorniamo tra un paio di mesi.

quasi tutte cose che so per sentito dire perché mi intendo pochissimo di amanti

Nel momento della passione, si sa, ognuno si comporta a modo suo e, purché si sia contenti entrambi, va tutto bene.

Ce n’è per tutti i gusti:  partner inutilmente chiacchieroni e altri esageratamente muti. Certi così rumorosi da farti vergognare con i vicini e altri silenziosi che ogni tanto devi controllare se stanno dormendo. I fantasticatori che si vivono tutto un loro film nella testa mentre gli stai facendo delle cose e quelli che guai a perdere la concentrazione un secondo da quello che si sta vivendo lì per lì. Quelli iperattivi e gli altri, che amano prendersi il gusto senza la fatica. Gli instancabili, i pigri, i promettitori, gli intransigenti, gli sperimentatori, gli abitudinari, gli schizzinosi, gli impavidi, i seriosi e quelli che giocano.

Le parole, uno in quei momenti chissà come le sceglie. Le sceglie o vengono un po’ come vogliono? A qualcuno piacciono le parole sconce, gli ordini perentori, la violenza verbale in sostituzione o in associazione a quella fisica. Altri amano le parole dolci, le frasi d’amore, la tenerezza al limite del mieloso.
Poi c’è mio marito, né zuccheroso né aggressivo, che sa scegliere sempre le attenzioni giuste al momento giusto, e adeguare le parole alla situazione. Voi neghereste qualcosa ad un amante che durante un amplesso vi sussurri, con spontanea dolcezza e tuttavia anche maschia convinzione, come si conviene ad un uomo deciso ma delicato: “Ti prego non dimagrire”?

sull’onda di cose di inarrivabile bellezza

Ieri sono andata al cinema a vedere Faber in Sardegna, il documentario su De André, e mi è venuta della gran nostalgia insieme a una serie di propositi fascinosi ma irrealizzabili.
Prima volevo andare a vivere in Sardegna con le mucche per  cercare la mia creatività (ma era per via della casa: come si fa a non desiderare di vivere per sempre in una casa così?). Poi ho deciso che quando sono morta voglio avere anch’io degli amici che parlano di me con le lacrime agli occhi e che mi sognano due volte al mese. Poi rivolevo andare a vivere in Sardegna ma senza mucche (troppa fatica, al massimo potrei coltivare dei pomodori) e a patto che qualcuno mi venisse a trovare ogni settimana. Poi mi è rimasta la nostalgia, per fortuna che in Sardegna ci vado presto in vacanza e mi posso portare la musica e al limite anche dei pezzi di carta da trasformare, per vedere se funziona anche per me, la magia.

Vi lascio questa